Che tipo è Don Matteo? "Don Matteo è un tipo gioioso. Una persona che cerca di non perdere la fiducia anche nei momenti di disperazione, perché con Dio tutto è possibile".
Cosa è stato convincente in questo personaggio? "Di Don Matteo mi ha convinto il fatto che è un detective oltre che un prete, ha insomma un suo lato avventuroso, al quale io al cinema sono molto affezionato e che cerco di rintracciare in ogni mio personaggio".
Rispetto al progetto originario, è intervenuto in qualche modo sulle sceneggiature? "All'inizio non mi convenceva molto la sicurezza di Don Matteo, il fatto che aveva pochi dubbi, quindi ho consigliato di renderlo più umano, soprattutto più tollerante".
Per Terence Hill la tonaca non è una novità. Il pubblico penserà ad una "vocazione"? "L'avevo già indossata per Don Camillo. Però tra lo spolverino dei miei personaggi del cinema western e la tonaca non c'è poi tanta differenza. Si tratta sempre di ruoli in qualche modo, 'mitici', 'lontani' e 'misteriosi'!".
Per preparare il personaggio ha avuto qualche ispirazione letteraria, cinematografica o di sua conoscenza? "No. Ho semplicemente cercato di renderlo credibile dandogli un sincero entusiasmo sia nel fare le indagini che nel fare il suo lavoro di prete".
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Don Matteo è un prete un po' particolare. Come ha sviluppato la sua vocazione ad essere anche un detective? "Ha mantenuto anche da grande l'insaziabile curiosità di quando era bambino".
Per il pubblico Terence Hill è sempre "l'altra metà" di Bud Spencer. In che rapporti siete? "Ottimi. Ci sentiamo spesso, ci vediamo talvolta. Insieme abbiamo fatto quattordici film ed il feeling della nostra coppia è misterioso, indefinibile. Forse, insieme, come caratteri, ci compensiamo. L'ultimo film insieme è del '95 "Botte di Natale".
Quali titoli ritieni più importanti? "Dio perdona io no", il primo con Bud Spencer, "Trinità", "Il mio nome è Nessuno" diretto da Sergio Leone e "Don Camillo".