Avvenimenti

PREMIO "ROSA D'ORO"
ROSETO DEGLI ABRUZZI
22 luglio 2005


Alle ore 21,30 arriva Terence Hill e viene fatto accomodare in prima fila, i numerosi fans presenti lo circondano immediatamente. Poco dopo la presentatrice sale sul palco, seguita da Tonino Valerii e la serata ha inizio...

Presentatrice: sono particolarmente emozionata, perché sono tornata indietro negli anni, e precisamente al 1999, quando hai portato qui a Roseto Bud Spencer e, in quella serata davvero speciale, tu prendessi un impegno con il nostro pubblico, lo vogliamo ricordare? Credo che questa sia la serata in cui tu terrai fede a quell'impegno, vero?

Tonino Valerii: Certo! Io dissi allora che avrei portato qui Terence Hill ...e Terence Hill è qui!

Accompagnato da un grande applauso, Terence sale sul palco e, dietro di lui, la giornalista Mariapia Fusco.

Presentatrice: Siamo particolarmente grati a Terence Hill, perché fra l'altro è impegnato sul set e, appena finito di girare, è partito da Roma per raggiungerci nel primo pomeriggio qui a Roseto, quindi davvero grazie!

Tonino Valerii: Un grazie anche a Mariapia Fusco che, amabilmente, ha aderito al mio invito per presentare questo grande personaggio che è Terence Hill.

Mariapia Fusco: Io amo moltissimo Terence Hill, mi ricorda un periodo bello del cinema, quando la gente aspettava l'uscita del nuovo film e diceva "c'è Trìnita", a Roma si dice così, l'accento sulla "a" veniva sempre spostato. Non importava il titolo, non importava la storia, si aspettavano questi due signori, i quali, con la loro innocente violenza, riuscivano a catturare i pubblici di tutte le età. Terence Hill poi ha un storia interessante, una storia anche insolita per un attore perché, se non sbaglio, è entrato nel cinema, innanzitutto giovanissimo, quasi per caso, e per una porta grande, nel senso con grandi autori, con Visconti e poi ha fatto una deviazione ed è diventato questo eroe: Trinità ...sì, un eroe, si può dire eroe?

Terence Hill: Grazie!

Mariapia Fusco: Poi per un po', non più in coppia con Bud Spencer, ha fatto altre cose, sempre personaggi memorabili, poi ha ripreso a lavorare in coppia e dopo, per un po' di tempo, è scomparso, ma di nuovo la sua luce si è riaccesa. Come questa sera, lo dimostra l'assedio di ammiratori di tutti i generi e di tutte le età . Ed è un personaggio che presentarlo è addirittura superfluo, tutti lo conosciamo.
Mi chiedevano prima, perché hanno tanto successo i film della coppia, probabilmente perché ci ricordano, azzardo un'ipotesi, un tempo in cui la violenza non era così ferale, così tragica, così drammatica, ci si poteva menare, ma non c'erano morti, non c'erano tragedie. Un tempo in cui soprattutto la violenza era permeata d'ironia, che è una cosa che sembra che il nostro tempo stia dimenticando, è sempre più difficile, non dico ridere, ma addirittura sorridere. E lui ha riportato questa ironia in un personaggio come Don Matteo, che tutti conoscete e di cui sta girando la quinta serie, ma tutti aspettano anche la sesta, la settimana e l'ottava, dipenderà da lui se poi avrà voglia di continuare. Le caratteristiche di Terence Hill sono, innanzitutto che è bello, non c'è niente da fare, ha degli occhi bellissimi, noti in tutto il mondo, però è anche bravo ed è anche una persona preparata, probabilmente anche di una umanità che, insomma, si può dire "bello, bravo e buono". Dunque le caratteristiche, dicevo, sono gli occhi e poi i cappelli, lui porta sempre qualcosa in testa, però sempre fuori ortodossia, anche il suo cappello da cow-boy era molto personalizzato, poi c'è questo basco da prete che non so se la liturgia lo preveda, non sono preparata, ma mi sembra più un basco spagnolo che da prete.

Terence Hill: L'ho comprato proprio in un negozio di Chiesa vicino al Panteon, è solo che io lo metto in modo diverso. La storia del cappello nasce proprio con Tonino e con il produttore Sergio Leone, mi ricordo che per trovare il cappello di Nessuno, siamo stati tre giorni a Los Angeles a girare tutte le sartorie a provare centinaia di cappelli e poi loro mi hanno spiegato che il personaggio, per farlo diventare un personaggio archetipo, non può non avere un cappello quindi, la ricerca del cappello è stata molto minuziosa ed è stato così anche per Don Matteo.

Mariapia Fusco: Un'altra cosa che ho notato, non so il titolo del film, ma l'ho visto dormire accanto ad un leone e lei è famoso perché spesso, anche in azioni molto spericolate, essendo stato uno sportivo, faceva molte delle scene senza controfigura. Quel leone, era vero anche quando ci stava accanto?

Terence Hill: Questa è una scena che è nei titoli di testa di Lucky Luke. L' abbiamo girata nel Nuovo Messico, questo leone veniva dall'Arizona e non da Los Angeles, perché costavano troppo, allora hanno fatto venire della gente che aveva acchiappato questo leone, ma io ero un po' ignaro del fatto che questo fosse selvaggio. Siccome mi piaceva molto l'immagine di Rousseau, dell'uomo che dormiva col leone, avevo pensato di fare una cosa simile. Così mi hanno messo del cibo vicino alla testa, in modo che il leone si avvicinasse e l'hanno fatto uscire dalla gabbia! Quello del leone mi aveva detto: "guardi, lei deve stare assolutamente immobile, perché se si muove anche pochissimo, o apre anche solo un occhio, è finita". Allora io sono stato veramente immobile e lui mi ha addirittura annusato l'orecchio e mordicchiato la testa, poi è scappato e non lo hanno più riacchiappato, era proprio selvaggio questo leone! Quindi mi è andata bene!

Mariapia Fusco: Un'altra caratteristica, per esempio, lo ricordiamo che mangiava fagioli e questa, ho letto che era stata una sua scelta.

Terence Hill: No, questa è un'invenzione del regista Clucher, il regista di Trinità. La mia scelta è stata che, quando sapevo che dovevo mangiare una padella così grande di fagioli, ho digiunato per trentasei ore, quindi l'ho fatta con la fame. Poi, il regista mi diceva: "non capisco perché piace tanto questa scena in cui tu mangi i fagioli così avidamente" e poi mi fa: "adesso l'ho capita, è perché noi italiani abbiamo una fame atavica! E quindi tutti si identificano con te".

Mariapia Fusco: Poi, se non sbaglio, c'è un rapporto particolare tra Terence Hill e la mela perché, anche Don Matteo, come altri personaggi, o giocherellavano o comunque mangiavano le mele, non so, forse è una domanda stupida.

Terence Hill: Ma no, veramente non è la prima persona che me lo dice. Prima di tutto, a me piacciono veramente le mele, le mangio da quando ero bambino e allora le uso quando devo mangiare qualcosa, quindi mangio la mela e poi ormai è diventata, come dire, un po' un portafortuna.

Mariapia Fusco: Infatti anche Don Matteo giocherella con le mele.

Terence Hill: sì, sì ...e poi si è visto molto ne Il mio nome è Nessuno.

Tonino Valerii: Quella che ruba al bambino, è la gag di Chaplin!

Mariapia Fusco: Un'altra cosa un po' insolita è che, di solito, quando c'è una coppia di attori che ha tanto successo insieme, per un periodo così lungo e un successo di quel genere, dopo un po' succede che si separa, che inizino delle rivalità o comuqnue, che ciascuno cerchi una sua affermazione personale, e quindi i rapporti si modificano. Mi pare, nel vostro caso, che non sia stato così, che il rapporto con Bud Spencer sia rimasto lo stesso.

Terence Hill: Assolutamente! E poi non è che la separazione sia stata una nostra scelta, io credo che ad un certo punto, ci sia un esaurimento delle storie, delle situazioni ed anche dei tempi e quindi noi siamo amicissimi, ma c'è un arco naturale, quando si fa qualcosa, che ha un' apice e poi riscende, quindi meglio lasciarlo in alto. Abbiamo preferito non sfruttare troppo il filone, rischiando di fare dei prodotti scadenti.

Mariapia Fusco: Che cosa avevate in comune, o avete in comune?

Terence Hill: Questo è un mistero...

Mariapia Fusco: L'amore per lo sport?

Terence Hill: Sì, certo, anche l'amore per lo sport. Poi, diciamo, dal punto di vista della simbiosi artistica, è successo che io non lo conoscevo, l'ho conosciuto sul set del primo film che abbiamo fatto insieme, che era Dio perdona ...io no! ...ma il titolo originale era "Il cane, il gatto e la volpe", dove io ero il gatto e lui il cane, quindi già si capiva che tipo di rapporto doveva essere! Ed era del regista Colizzi che si era ispirato alle favole di Esopo. Quando erano in Spagna, l'attore che faceva il gatto, litigò con la fidanzata e le diede un calcio, ma lei si scansò, lui picchiò nel muro e si ruppe un piede. Così Colizzi arrivò a Roma cercando un altro attore, mi prese al volo e arrivai sul set. Era un film a basso costo, mi portarono direttamente sul set, mi misurarono il costume mentre si girava, in mezzo a niente, non c'era neanche un camerino e così cominciò questo binomio con Bud Spencer. La cosa che so è che io, quando sono con lui, mi trasformo e non so il perché, e credo che questa cosa succeda anche a lui. E' stata la provvidenza, infatti se io volessi scientificamente fare una coppia prendendo l'attore più grande che possa sostituire Bud Spencer, come Orson Welles, non funzionerebbe. Qundi, queste alchimie, avvengono così.

Mariapia Fusco: Certo ...e vi vedete spesso?

Terence Hill: Purtroppo abitiamo molto lontanto, però ci sentiamo spesso. L'ultima volta che ci siamo visti, è stato proprio qui in Abruzzo, sono andato in una azienda dove fanno del vino fantastico, ne ho prese due casse e c'era anche il regista Ermanno Olmi, che ho conosciuto in quell'occasione. E' un grande uomo, oltre che un grande regista.

Mariapia Fusco: Lei diceva che ha cominciato a fare l'attore un po' per caso, perché lei non era uno di quei ragazzini che da grande sognava di fare l'attore. Quando è stato il momento in cui si è convinto che questo era il suo mestiere?

Terence Hill: C'è voluto del tempo perché in realtà a me, fino a quando ho avuto trent'anni, non piaceva fare l'attore, ho molto sofferto.

Mariapia Fusco: Cosa avrebbe voluto fare?

Terence Hill: Il pilota di jet dell'Air-Force!

Mariapia Fusco: Sempre una cosetta tranquilla, dietro una scrivania!

Terence Hill: Ho cominciato veramente a divertirmi con Trinità. Siccome io venivo da una famiglia che, dopo la guerra, aveva bisogno, il mio primo film l'ho fatto a dodici anni con Dino Risi, anche lui era al suo primo film. Da allora ho continuato, inconsciamente, sentendomi un po' obbligato a farlo ed ogni volta che entravo in scena, non stavo molto bene, volevo andare a giocare con i miei compagni, per la verità. Però dopo, quando è arrivato il gioco vero con Trinità e poi con Nessuno eccetera, è cominciata veramente la gioia di fare questo lavoro.

Mariapia Fusco: Una gioia che, credo, fosse supportata dall'amore del pubblico. Era un cinema che era considerato di serie B, oggi no perché grazie a Dio è stato rivalutato, anche se non si fa più. Un cinema che aveva una totale adesione del pubblico, perché entrava nel linguaggio. Per esempio, de Il mio nome è Nessuno sono perfino rimaste famose delle musiche, poi anche i modi di dire, cioè le battute in generale. Il tipo di ammirazione che lei sentiva allora, è diverso da quella popolarità così minuta e così diffusa che le ha dato oggi la televisione? E' una popolarità diversa?

Terence Hill: Io direi che è la stessa. Mi sono accorto che vedendo Don Matteo, il pubblico si è identificato nel personaggio, come si identificava con Trinità. Proprio il giorno dopo che uscì, io camminavo per il centro di Roma per andare alla produzione Lux, una volta mi chiamavano "Trinità", quel giorno mi hanno chiamato per tre volte "Reverendo", una volta "Cardinale" e una volta "Sua Eccellenza"!

Mariapia Fusco: Promuovendola sul campo!

Terence Hill: E quindi ho capito che c'era un'adesione amichevole al personaggio. Com'è stato con Trinità, com'è stato per Bud Spencer con Bambino. Perché noi, in realtà, la nostra particolarità, quando facevamo quei film insieme, è che noi ci identificavamo totalmente con i personaggi, non li guardavamo dall'alto in basso, non ci ridevamo sopra, non ci sentivamo superiori a loro, ma eravamo proprio loro. Anche con Don Matteo, è successa la stessa cosa.

Mariapia Fusco: Perché piace tanto Don Matteo? Perché fa dei ragionamenti semplici che forse ognuno di noi potrebbe fare, perché va in bicicletta, perché ha una gestualità che ci piace? Secondo lei, se l'è chiesto perché sono cinque serie che mantiene un'audience sempre dello stesso livello?

Terence Hill: Intanto un film, o anche la televisione, è il prodotto di un team. E' il prodotto di tante rotelle messe insieme che tutte devono funzionare, quindi, il perché è sempre difficile da trovare. Il fatto è che è raro che succeda che una cosa abbia una presa così forte e credo che qui abbiamo funzionato tutte le rotelle. Sia il personaggio Don Matteo, che ho voluto chiamare io Don Matteo, pensi che si doveva chiamare "Don Teodoro" …ma che c'entro io con Don Teodoro? Poi l'invenzione della bicicletta che fu di Oldoini, che poi è diventato un po' il mio cavallo, tante cose, poi c'è la città di Gubbio che è un set fantastico, ci sono gli altri personaggi, il capitano, il maresciallo, la perpetua, quindi il luogo e le storie che non sono cruente, di mafia, di ammazzamenti col mitra e cose del genere, ma sbagli piccoli che succedono, appunto, in una piccola città.
Quello che mi si dice intorno, è che questo prodotto, oltre la divertimento, crea un po' di serenità nella gente e così, sarà questo, ma la risposta non ce l'ha mai nessuno, se no sarebbe troppo facile.

Mariapia Fusco: Certo, se una serata televisiva si gioca con il telecomando, tutte le serie americane sono piuttosto violente, in questa c'è una violenza digeribilissima, voglio dire, ci sono dei crimini che appartengono alla quotidianetà. Prima ti hanno chiesto se hai fatto mai il cattivo, certo con quegli occhi potresti fare lo psicopatico perfetto!

Terence Hill: Sì, ma io lo farei benissimo, per me sarebbe molto facile.

Mariapia Fusco: Infatti qualche volta hai fatto anche il cattivo, io però, nella memoria, non ho nella tua carriera un film d'amore, una bella storia d'amore con delle scene anche un po' appassionate.

Terence Hill: L'ho fatto ora in Calabria e si chiama "L'uomo delle aquile" o "L'uomo che sognava con le aquile".

Mariapia Fusco: E che storia è, una storia che deve ancora uscire?

Terence Hill: Sì, esce a dicembre per la televisione.

Mariapia Fusco: Ah, quindi da una parte il prete e dall'altra...

Terence Hill: Sì, volevo fare qualcosa di diverso.

Mariapia Fusco: E chi è la fanciulla o l'attrice?

Terence Hill: Si chiama Michelle Bonev, è un'attrice emergente.

Mariapia Fusco: Quindi vedremo delle scene d'amore, dei baci?

Terence Hill: Sì, piccolino così, sempre nell'ambito di Raiuno, prima serata.

Mariapia Fusco: Quanto conta nel tuo percorso di attore, la tua storia di essere vissuto in Germania, di avere avuto un'infanzia difficile, di aver appunto anche lavorato per aiutare la famiglia. Questo, probabilmente, ti ha aiutato a restare con i piedi per terra?

Terence Hill: Questo certamente sì. Per esempio ci sono delle cose che non posso fare, come buttare la carta, perché la carta è preziosa, o altre, come il pane che bisogna raccoglierlo e non buttarlo. Tutte queste cose che ormai sono radicate da tanto tempo che, anche se si possono cambiare, certe cose non cambiano.

Mariapia Fusco: Anche secondo me, quando uno è grande veramente, riesce a mantenere il contatto con la realtà, come Mastroianni, mi ricordo che era esattamente così, era legato alle proprie radici, alla propria storia e, a quel punto, non importa il successo che hai. Cosa consideri la tua casa?

Terence Hill: Gubbio! Mio padre era umbro e quindi quando ho fatto Don Matteo, dopo aver vissuto per trent'anni in America, mi sono sentito subito a casa. Ho vissuto in Umbria tra i cinque e i dieci anni, quindi gli anni più formativi e ho assorbito i sapori, gli odori, tutte le cose umbre e in Umbria mi trovo molto bene.

Mariapia Fusco: E con l'America che rapporto hai? Continui ad andarci?

Terence Hill: Adesso meno, sto più a Gubbio perché, devo dire che mi imbarazza un po', per via di questa guerra ingiusta poi, dire "imbarazzare" è dirlo in un modo molto gentile.

Mariapia Fusco: E invece il rapporto con la Germania?

Terence Hill: la Germania è un paese che mi sta nel sangue, perché sono appunto mezzo tedesco e poi, avendo vissuto là dei momenti difficili, queste cose non si dimenticano e, stranamente, i momenti più difficili sono quelli che ti rimangono, più di quelli felici.

Mariapia Fusco: Don Matteo viene trasmesso anche in Germania?

Terence Hill: No, va in Francia, ma in Germania ancora no.

Mariapia Fusco: Un'ultima cosa, la scelta del nome, perché in fondo Mario Girotti è un bellissimo nome, non è fastidioso per un attore.

Terence Hill: no, ma chi, come Tonino, sa la storia del western all'italiana, sa che a quell'epoca bisognava cambarsi il nome. Poi, finito di girare il primo western con Bud Spencer, mi dissero di trovare in ventiquattr'ore un nome, perché dovevano metterlo sul cartellone. Mi diedero una lista ed io ho scelto questo nome, mettendo però sul contratto che nel film successivo, sarei tornato ad essere Mario Girotti. Ma non è andata così, perché poi mi hanno detto che non potevano farlo, altrimenti non potevano venderlo in Sudamerica, io lo misi nel contratto successivo, ma poi è rimasto così.

Mariapia Fusco: anche Bud Spencer l'ha cambiato nello stesso periodo?

Terence Hill: Sì, per quel film anche lui.

Mariapia Fusco: Sul set come vi chiamavate?

Terence Hill: Carlo e Mario.

Mariapia Fusco: Grazie! Direi che ho finito.

Terence Hill: Vorrei ringraziare Tonino per avermi invitato qua e devo dire che questo incontro con voi è stato molto caloroso, mi trovo molto, molto a mio agio e vi ringrazio per questo!



Il sindaco di Roseto degli Abruzzi, sale sul palco per la cosegna del premio "La Rosa d'Oro del Decennale" a Terence Hill.

Motivazione:
Rosa d'oro a Terence Hill per i molteplici caratteri di umanità e simpatia che ha saputo conferire ai suoi personaggi cinematografici e televisivi.

Tonino Valerii: Voglio aggiungere un'ultima cosa: io nella vita professionale ho avuto due grandi fortune, fare un film con Bud Spencer e fare un film con Terence Hill. Però ho avuto anche un po' di sfortuna perché non ho fatto mai un film con tutti e due!

Presentatrice: Grazie Terence, prima di lasciarti andare tra il pubblico, ho il piacere di salutare insieme con te i fans arrivati qui, non soltanto dall'Abruzzo, ma anche da fuori Abruzzo, in particolare un saluto e un ringraziamento al tuo sito e al fans-club, che hanno fatto da tam-tam per questa nostra serata e questo evento speciale. Ma quanti sono i tuoi fans in tutto il mondo, li hai mai contati?

Terence Hill: No, non lo so!

Presentatrice: Però, secondo me, un po' lo sai, perché l'affetto che ti circonda te lo fanno sentire.

Terence Hill: Questo sì, molto!








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